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Maria

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Maria, la Madre di Dio, è stata presente nella vita del movimento sin dagli inizi, e ancor prima, come testimonia l’episodio di Loreto del 1939, allorché Chiara Lubich si recò in visita alla casetta della famiglia di Nazareth.

Chiara innumerevoli volte ricordò un episodio accadutole quando, sotto un terribile bombardamento che poteva essere per lei e per le sue prime compagne fatale, ricordò d’aver percepito personalmente qualcosa che riguardava Maria:
«Coperta di polvere, che invadeva tutto il rifugio – ricordava –, alzandomi da terra quasi miracolata, in mezzo alle urla dei presenti, ho detto alle mie compagne: “Ho provato un acuto dolore nell’anima, ora, mentre eravamo in pericolo: quello di non poter più recitare, qui in terra, l’Ave Maria”.
Allora non potevo afferrare il senso di quelle parole e di quella sofferenza. Era forse esprimere inconsciamente il pensiero che, rimanendoci la vita, con la grazia di Dio, avremmo potuto rendere gloria a Maria con l’opera che stava per nascere».

Che il Movimento dei Focolari abbia come nome ufficiale “Opera di Maria” allora non stupisce. Né che abbia chiamato “Mariapoli” i suoi principali incontri, così come ogni cittadella permanente. E che ogni centro congressi venga ora definito un  “Centro Mariapoli”; come Mariapoli è anche il titolo di una rivista.

Scriverà Chiara nel 2000: «Maria aveva usato per il nostro movimento la stessa maniera utilizzata con la Chiesa: tenersi nell’ombra per lasciare tutto il risalto a chi lo doveva avere, cioè il figlio suo che è Dio. Ma quando giunse il momento del suo ingresso – per così dire ufficiale – nel nostro movimento, ecco che lei si mostrò, o meglio Dio ce la svelò, grande in proporzione di quanto aveva saputo scomparire. È stato nel 1949 che Maria disse al nostro cuore veramente qualcosa di sé. È stato quello un anno di grazie particolari, forse un “periodo illuminativo” della nostra storia. Si capì che Maria, incastonata come rara e unica creatura nella Santissima Trinità, era tutta Parola di Dio, era tutta rivestita da essa. E se il Verbo, la Parola, è la bellezza del Padre, Maria, sostanziata di Parola di Dio, era di una bellezza incomparabile.

«Fu così forte la nostra impressione di fronte a questa comprensione che tuttora non la possiamo dimenticare; anzi, capiamo come allora ci sembrasse che solo gli angeli potessero balbettare qualcosa di lei. Il vederla così ci attrasse a lei, e nacque un amore nuovo per lei. Amore al quale ella evangelicamente rispose, manifestandosi più chiaramente alla nostra anima per quello che era: Madre di Dio. Theotókos. Non solo quindi la giovinetta di Nazareth, la più bella creatura del mondo, il cuore che contiene e supera tutti gli amori delle mamme del mondo, ma: la Madre di Dio. E in quel momento – non senza una grazia di Dio – Maria ci svelò una sua nuova dimensione che fino allora a noi era rimasta completamente ignota. Sì, perché prima vedevamo Maria di fronte a Cristo e ai santi – per far un paragone – come nel cielo si vede la luna (Maria) di fronte al sole (Cristo) e alle stelle (i santi). Ora no: la Madre di Dio abbracciava, come un enorme cielo azzurro, il sole stesso (…).

Ma questa nuova, luminosa comprensione di Maria, non rimaneva pura contemplazione (…).Ci divenne chiaro, così, che Maria rappresentava per noi il modello, il “dover essere”, mentre vedevamo ciascuno di noi come un “poter essere” Maria».

La Chiesa

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Ancora negli anni Quaranta, agli albori del movimento, un giorno il vescovo mandò a chiamare le ragazze di Trento. Chiara era in pensiero, non conoscendone il motivo. Le giovani si erano perciò presentate nell’imponente edificio del vescovado, in piazza Fiera dopo lunghe preghiere. Avevano esposto quello che stavano realizzando nella città, nei fatti una vera rivoluzione che cresceva nelle loro mani, quasi senza che se ne rendessero conto. Erano tuttavia pronte, per loro esplicita ammissione, anche a distruggere tutto quanto si era costruito in quei mesi favolosi, se egli l’avesse solo desiderato.
«Nel vescovo – pensavano -, è Dio che parla».
E Dio solo importava loro, null’altro. Mons. Carlo De Ferrari, stimmatino, aveva in quell’occasione ascoltato Chiara e le sue prime compagne, aveva sorriso loro, e aveva pronunciato semplicemente una frase che rimarrà negli annali: «Qui c’è il dito di Dio».

La sua approvazione e la sua benedizione accompagneranno il movimento fino alla sua morte; come accadde, ad esempio, quando, moltiplicandosi il numero delle ragazze e dei ragazzi che volevano far parte del focolare, lasciando casa e beni, il vescovo vide bene che ciò poteva avvenire solo con l’accordo dei genitori. E ciò consentì di mettere a tacere tante dicerie. La Chiesa per Chiara e le sue prime compagne era una realtà sulla cui esistenza e importanza si aveva solo certezza. Nel tempo la spiritualità dell’unità portò a concepire la Chiesa essenzialmente e fondamentalmente come comunione.

Scriverà Chiara nel 2000: «Una parola del Vangelo ci colpisce in modo particolare. È sempre di Gesù: “Chi ascolta voi (gli apostoli), ascolta me” (Lc 10,16) (…). Il carisma ci introduceva in modo tutto nuovo nel mistero stesso della Chiesa, vivendo noi stessi da piccola Chiesa. Anticipando di molti anni la definizione conciliare di Chiesa-comunione, la spiritualità dell’unità ci faceva sperimentare e capire cosa significa essere Chiesa e viverla con maggior coscienza. E capivamo che era logico che fosse così, per la stessa presenza di Cristo fra noi.

«A forza di stare col fuoco diventiamo fuoco, e a forza di avere Gesù in mezzo a noi diventiamo altri Cristo. San Bonaventura ha detto: “Dove due o tre sono uniti nel nome di Cristo, lì è la Chiesa”; e Tertulliano: “Dove tre [sono riuniti], anche se laici, lì è la Chiesa». Per Cristo in mezzo a noi, che ci fa Chiesa, ecco nascere in tutti noi una vera passione per essa. E dall’amore nasceva una nuova comprensione di essa dove tutto per noi prendeva vita: comprendevamo i sacramenti come nuovi. Si illuminavano i dogmi. Questo nostro essere Chiesa, in forza della comunione d’amore che ci unisce fra noi e dell’innesto nella sua realtà istituzionale, ci faceva sentire a nostro agio e ci faceva sperimentare anche nei momenti più difficili la sua maternità».

lo Spirito Santo

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È indubbiamente un “Dio sconosciuto” lo Spirito Santo. Molto se ne parla, ma pochi sanno chi sia, come agisca, di quale bellezze e di quali fantasie divine sappia rivestirsi.
Anche senza manifestarsi direttamente, Chiara Lubich e le sue prime compagne avvertirono che Egli era all’opera fin dai primi palpiti di vita del movimento.
Un Dio, per così dire, che si è tenuto nascosto con somma cura, insegnando loro cos’è l’amore, lui che lo impersona. Lui, il comunicatore, l’amore tra Padre e Figlio, lui il “soffio leggero”.

Scrive Chiara: «Abbiamo assistito, in tutta la nostra nuova vita, giorno dopo giorno, alla sua azione, a volte dolce, a volte forte, a volte persino violenta; e non ci siamo quasi accorti di lui. Ma dalla prima scelta di Dio amore, alla luce che illuminava le parole del Vangelo, dalla rivelazione di Gesù abbandonato, alla gioia, la pace e la luce che sentivamo sgorgare nei nostri cuori, vivendo il comandamento nuovo, non era altro che lo Spirito Santo all’opera. Viene veramente da dire che si potrebbe riscrivere la storia del movimento, attribuendola tutta allo Spirito Santo. Solo ora vediamo infatti come egli sia stato il grande protagonista della nostra avventura, colui che ha mosso ogni cosa.

«Ma ora che egli ci si è rivelato per ciò che veramente è stato per noi, possiamo rintracciarne le impronte luminose, in innumerevoli segni della sua azione costante e imprevedibile. Quella voce interiore che ci guidava nel nuovo cammino, quella atmosfera particolare che aleggiava nei nostri incontri, quella potente liberazione di energie latenti, che purifica e rinnova, quell’alchimia divina che muta il dolore in amore, quelle esperienze di morte e risurrezione: tutto questo, e tanti altri fenomeni sorprendenti che hanno accompagnato il nostro cammino di vita, hanno un solo nome, che abbiamo imparato a riconoscere, per essergli infinitamente grati e per sentirci spinti a chiedere il suo intervento in tutti i nostri affari quotidiani, dai più semplici ai più esigenti. Egli ci ha dato il coraggio di affrontare le folle, di lasciare la patria, di affrontare disagi, contrarietà, spesso con gioia. Ma l’effetto più profondo, più radicale, più caratteristico è quello di essere fra noi legame di unità.

«La nostra mistica, infatti, suppone almeno due persone fatte Dio per partecipazione, fra le quali circola veramente lo Spirito Santo, cioè un terzo, Dio, che le consuma in uno, in un solo Dio: «Come io e te»[1], dice Gesù al Padre. Lo Spirito Santo è il dono che Gesù ci ha fatto perché fossimo uno come lui e il Padre. Senz’altro lo Spirito Santo era in noi anche prima, perché cristiani; ma qui c’è stata una nuova illuminazione, una sua nuova manifestazione dentro di noi, che ci fa partecipi e attori di una nuova Pentecoste, assieme a tutti quei movimenti ecclesiali che fanno nuovo il volto della Chiesa».

[1] CfGv 17, 21

Gesù in mezzo

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Forse niente spiega meglio l’esperienza che le focolarine fecero fin dall’inizio – vivere cioè, come ben presto impararono a dire, «con Gesù in mezzo a loro» –, quanto le parole dei discepoli dopo l’incontro con il Signore risorto ad Emmaus:
«Non ardeva forse il nostro cuore, mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24,32).
Gesù è sempre Gesù, e anche se è solo spiritualmente presente, quando lo è, spiega le Scritture, e arde nel petto la carità di Cristo: la vita. Fa dire con infinita nostalgia, quando lo si è conosciuto: «Resta con noi, Signore, perché si fa sera» (Lc 27,29).

L’esperienza dei discepoli di Emmaus è essenziale per tutti coloro che si riferiscono alla spiritualità dell’unità. Perché nulla ha valore nel movimento se non si cerca e si ricerca la presenza promessa da Gesù in mezzo ai suoi – «dove due o tre sono uniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20) –, una presenza che vivifica, che allarga gli orizzonti, che consola e che stimola alla carità e alla verità.

Scriveva Chiara: «Avendo messo in atto l’amore vicendevole, avvertimmo nella nostra vita una nuova sicurezza, una volontà più decisa, una pienezza di vita. Come mai? È stato subito evidente: per questo amore si realizzavano fra noi le parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore) io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Gesù, silenziosamente, si era introdotto come fratello invisibile, nel nostro gruppo. Ed ora la fonte dell’amore e della luce era lì presente in mezzo a noi. Non lo si volle più perdere. E meglio si comprendeva che cosa poteva essere stata la sua presenza quando, per una nostra mancanza, essa veniva meno.

«Non è però che in quei momenti noi cercassimo tanto di ritornare nel mondo che avevamo lasciato: troppo forte era stata l’esperienza di “Gesù in mezzo a noi”, per poter essere attirate dalle vanità del mondo, che la sua divina presenza aveva messe nelle loro infime proporzioni. Piuttosto, come un naufrago si aggrappa a qualsiasi cosa per potersi salvare, così anche noi cercavamo un qualsiasi metodo, suggerito dal Vangelo, per poter ricomporre l’unità spezzata. E, come due legni incrociati alimentano un fuoco consumando sé stessi, così, se si voleva vivere con Gesù costantemente presente in mezzo a noi, era necessario vivere attimo per attimo tutte quelle virtù (pazienza, prudenza, mitezza, povertà, purezza…) che ci sono richieste perché l’unità soprannaturale coi fratelli non venga mai meno. Capivamo che Gesù in mezzo a noi non è uno stato acquisito una volta per sempre, perché Gesù è vita, è dinamismo (…).

«”Dove due o più”: queste parole divine e misteriose, spesse volte, nella loro attuazione, ci sono apparse meravigliose. Dove due o più… e Gesù non specifica chi. Egli lascia l’anonimato. Dove due o più… chiunque essi siano: due o più peccatori pentiti che si uniscono nel nome suo; due o più ragazze come eravamo noi; due, di cui uno è grande e l’altro piccolino… Dove due o più… e, nel viverle, abbiamo visto crollare barriere su tutti i fronti. Dove due o più… di patrie diverse: e crollavano i nazionalismi. Dove due o più… di razze diverse: e crollava il razzismo. Dove due o più… anche fra persone che di per sé sono sempre state pensate opposte per cultura, classi, età… Tutti potevano, anzi dovevano unirsi nel nome di Cristo (…).

«Gesù in mezzo a noi: fu un’esperienza formidabile. La sua presenza premiava in modo sovrabbondante ogni sacrificio fatto, giustificava ogni nostro passo condotto in questa via, verso di lui e per lui, dava il giusto senso alle cose, alle circostanze, confortava i dolori, temperava la troppa gioia. E chiunque fra noi, senza sottigliezze e ragionamenti, credeva alle sue parole con l’incanto di un bimbo e le metteva in pratica, godeva di questo paradiso anticipato, che è il regno di Dio in mezzo agli uomini uniti nel suo nome».

Nella Chiesa cattolica

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La comunione tra movimenti ecclesiali e nuove comunità è una realtà nuova nella storia della Chiesa ma ha avuto una diffusione rapida e capillare in ogni parte del mondo.

La storia: Pentecoste ’98
Il 30 maggio 1998, vigilia di Pentecoste, Giovanni Paolo II convoca a Roma, in Piazza San Pietro, Movimenti e nuove Comunità per una testimonianza comune. Un evento storico che ha riunito per la prima volta i membri e i fondatori di movimenti. Ciascuno è il frutto particolare di un carisma donato dallo Spirito Santo alla Chiesa e all’umanità per rispondere ai bisogni del nostro tempo.
Giovanni Paolo II ha indicato a queste nuove realtà ecclesiali il loro posto nella Chiesa, definendole espressioni significative del suo aspetto carismatico, costitutivo della Chiesa stessa e coessenziale a quello istituzionale.

Quel giorno parlarono quattro fondatori: don Luigi Giussani, Jean Vanier, Kiko Arguello e Chiara Lubich. Chiara, sapendo che il Papa desiderava ardentemente che i movimenti fossero in comunione fra loro, promise a Giovanni Paolo II di impegnarsi con tutte le forze per la fraternità tra i movimenti, essendo il suo il carisma dell’unità.

Il Movimento dei Focolari e gli altri Movimenti

Chiara Lubich fin dall’inizio del Movimento dei Focolari, per le vie più diverse, si incontra con alcune importanti personalità carismatiche: con p. Leone Veuthey della Crociata della Carità; con p. Patrick Peyton, fondatore della Crociata del Rosario in famiglia; con p. Pedro Richards del Movimiento Familiar Cristiano; con il monaco Werenfried van Straaten, fondatore dell’Aiuto alla Chiesa che soffre. E ancora, con il Movimento Carismatico Cattolico, il Movimento Oasi di p. Virginio Rotondi, il Movimento per un Mondo Migliore di p. Riccardo Lombardi.

Comunione in atto.

I frutti maturati in questi anni sono abbondanti, soprattutto grazie alle centinaia di Giornate realizzate, sul modello della Pentecoste ’98, in numerosi paesi del mondo, con il concorso complessivo di oltre 500 Movimenti e nuove Comunità, suscitando un crescente riconoscimento e apprezzamento dei Vescovi.

Questa comunione si attua in altre varie forme: si è presenti gli uni agli altri nella preghiera; si condividono progetti comuni, anche a livello politico e sociale; si mette in atto una fraterna ospitalità reciproca; si partecipa a rispettive celebrazioni o convegni; si riserva nella propria stampa uno spazio a questo dialogo.
Si alimenta così quell’amore scambievole che deve contraddistinguere i rapporti fra i Movimenti e le nuove Comunità: quell’amore che sa scoprire e valorizzare il dono che ciascuna realtà ecclesiale custodisce in sé, fino ad amarlo come il proprio; un amore che diventa testimonianza efficace oggi, come ai tempi dei primi cristiani: “Guarda come si amano e l’uno per l’altro sono pronti a morire.”

Gli impulsi di Benedetto XVI e di Papa Francesco
A 8 anni di distanza dallo storico incontro del ’98, è Benedetto XVI a convocare nuovamente i Movimenti e le nuove Comunità in Piazza San Pietro a Roma la vigilia di Pentecoste 2006. Anche lui è convinto che queste nuove realtà ecclesiali sono un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo.
Nella Pentecoste 2013 è, invece, Papa Francesco a ribadire fiducia ai numerosissimi membri dei Movimenti ecclesiali convenuti a Roma, proiettandoli verso le periferie esistenziali e nella missione evangelizzatrice della Chiesa.
Mentre, nel 3° Convegno mondiale dei Movimenti promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici dal 20 al 22 novembre 2014, indica loro la meta da raggiungere: la maturità ecclesiale. Come? Preservando la freschezza del carisma, rispettando la libertà delle persone, cercando sempre la comunione.
Quando nel settembre 2014 il Papa incontra i partecipanti all’Assemblea del Movimento dei Focolari, afferma: “Il Movimento dei Focolari si trova oggi di fronte allo stesso compito che attende tutta la Chiesa: offrire, con responsabilità e creatività, il suo peculiare contributo a questa nuova stagione dell’evangelizzazione.”

Nuovi sviluppi
Nel corso di questi anni il dialogo tra i Movimenti ha aperto ulteriori orizzonti.
La comunione con Famiglie religiose nate da antichi carismi, iniziata con l’incontro fra Chiara e la Famiglia francescana ad Assisi nell’ottobre del 2000, seguito da quello con i benedettini a Monserrat, in Spagna, nel novembre 2002. Movimenti ecclesiali e Famiglie religiose si ritrovano, poi, ad Assisi il 23 ottobre 2010.
Ci sono state aperture anche nel rapporto di conoscenza e di amore fraterno con Movimenti sorti in seno alle varie Chiese cristiane. Dall’autunno ‘99 si è sviluppato e consolidato con molteplici contatti sfociati nelle varie edizioni di “Insieme per l’Europa”, la prima nel 2004 a Stoccarda, in Germania: un contributo all’auspicata edificazione della “nuova Europa dello spirito”, per illuminarne il cammino, rischiarandolo con la luce del Vangelo.

Contatti:
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Dialogo ecumenico

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Cristiani di circa 350 Chiese e comunità ecclesiali: persone ancorate saldamente alla propria Chiesa e allo stesso tempo capaci di creare legami tra cristiani di varie Chiese; così il Movimento vive l’ecumenismo.

La finalità. Il Movimento vuole dare il proprio contributo per fare crollare i muri che separano le Chiese abbattendo pregiudizi e costruendo spazi nei quali i vari tipi di dialogo possono portare frutti. Il “dialogo della vita” è un luogo ove i cristiani possono testimoniare che è possibile vivere insieme.

Il fondamento. E’ nel Vangelo vissuto alla luce della spiritualità dell’unità. Cristiani delle varie Chiese, vivendo questa spiritualità, sentono il desiderio di riconoscere ed approfondire il patrimonio comune e valorizzare le sorgenti di vita spirituale che si trovano nelle diverse Chiese. La novità sta nel fatto che ci si sente parte di una famiglia, i cui legami risalgono al comandamento di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34). Essere uniti nell’amore di Cristo è un requisito per avere la presenza di Gesù fra i suoi (cf. Mt 18,20) divenuto caratteristica della vita ecumenica del Movimento dei Focolari.

Una nuova via ecumenica. A 50 anni dall’inizio dell’impegno ecumenico dei Focolari, si è stagliato “il dialogo della vita”, vera e propria fisionomia del contributo che il popolo di Dio può dare al processo di avvicinamento tra le Chiese e contribuire così a ricomporre la piena visibile comunione fra le Chiese. Chiara costatava: “Ogni Chiesa nei secoli si è, in certo modo, pietrificata in se stessa per le ondate di indifferenza, di incomprensione, se non di odio reciproco. Occorre perciò in ognuna un supplemento d’amore; occorrerebbe anzi che la cristianità venisse invasa da una fiumana d’amore” (1997, Graz-Austria).

I frutti. Si sono moltiplicati nel mondo e nel tempo; il dialogo della vita è gradualmente diventato un dialogo di popolo. Oggi nel Movimento dei Focolari si contano cristiani di oltre 350 Chiese e comunità ecclesiali. Tra loro ci sono anche vescovi che ogni anno si danno appuntamento per vivere insieme il Vangelo e incrementare la comunione in Cristo.

Sono nate “Scuole ecumeniche” o corsi di formazione ecumenica in Europa, nel Medio Oriente e nelle Americhe

Ad Ottmaring, nei pressi di Augsburg (Germania), già nel 1968 nasce una cittadella ecumenica voluta dal Focolare e dalla “Fraternità di vita in comune”, fraternità evangelica che ha fatto sua la preghiera di Gesù per l’unità (cf. Gv 17). Attualmente circa 120 persone abitano nella cittadella. Suo scopo è rendere visibile l’unità e dire a tutti che questa realtà è già possibile, oggi, tra cristiani di diverse Chiese.

“Insieme per l’Europa”. Nel 1999 prende il via un cammino di comunione tra Movimenti e comunità di varie Chiese: “Insieme per l’Europa”. È basato su un’alleanza d’amore reciproco. Inizia tra loro una collaborazione a favore del bene comune, nell’impegno in difesa della vita, per la famiglia, per la pace, per i poveri, per un’economia equa e per la tutela ambientale, sulla scia del messaggio finale del convegno internazionale che “Insieme per l’Europa” ha tenuto il 12 maggio 2007 a Stoccarda (Germania).

La storia. Questo dialogo ha le sue origini nel 1961 quando a Darmstadt, in Germania, un gruppo di evangelici-luterani ascoltò per la prima volta Chiara Lubich. Furono colpiti dalla sua proposta, semplice ma radicale, di una vita imperniata sulla Parola di Dio. Fu così che nello stesso anno, dopo numerosi contatti e incontri informali, si fondò a Roma una segreteria per l’ecumenismo, chiamata “Centro Uno”. Igino Giordani ne fu il primo direttore e continuò ad esserlo fino alla sua morte, nel 1980.

Già dal 1955 , attraverso un architetto svizzero, il Movimento si è diffuso nella chiesa riformata svizzera.

I primi contatti con gli anglicani avvengono prima del Vaticano II. Nel 1966 Chiara Lubich incontra il Primate della Chiesa d’Inghilterra Michael Ramsey. Tutti gli arcivescovi di Canterbury fino all’attuale Rowan Williams incoraggiano la diffusione della spiritualità del Focolare nella Chiesa anglicana.

Nel 1967 poi il primo incontro di Chiara con alcuni dirigenti del Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra.

La storia dei rapporti fraterni tra il Movimento dei Focolari e gli ortodossi si radica nell’incontro straordinario tra Chiara Lubich e il patriarca di Costantinopoli Atenagora I. “Era il 13 giugno del 1967 – racconta Chiara stessa. Mi ha accolto come se mi avesse sempre conosciuta. ‘L’aspettavo’, ha esclamato e ha voluto che gli narrassi i contatti del movimento con luterani e anglicani”. Venticinque sono stati in totale gli appuntamenti di Chiara con Atenagora I. I rapporti sono poi continuati con il Patriarca Demetrio I. E i contatti con l’attuale patriarca ecumenico Bartolomeo I proseguono nello stesso spirito di stima e di amicizia. Nel frattempo la spiritualità del Movimento è stato accolto anche da cristiani delle Antiche Chiese orientali, così il dialogo si è sviluppato con siro-ortodossicoptietiopiciarmeni e assiri.

ContattiCentro “Uno” per l’unità dei cristiani

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Tel. 06794798-318

Fax:   06/94749320

E-mail: centrouno@focolare.org

Dialogo interreligioso

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Nel panorama mondiale attuale che vive una profonda trasformazione verso una società sempre più multiculturale e multireligiosa, il Movimento dei Focolari è impegnato a promuovere il dialogo tra le religioni perché il pluralismo religioso dell’umanità non sia causa di divisioni e di guerre, ma contribuisca a costruire la fraternità e la pace nel mondo.

Varie migliaia di fedeli di diverse religioni condividono, per quanto possibile, lo spirito del Movimento collaborando ai suoi scopi.

La diffusione mondiale dello spirito dei Focolari ha, infatti, contribuito ad aprire un dialogo con tutte le principali religioni del mondo, attraverso rapporti con loro seguaci, ma anche con leaders e membri di vasti movimenti. Da anni, ormai, si è sviluppata una collaborazione fraterna tra il Movimento dei Focolari con il movimento buddista della  Rissho Kosei-kai che conta 6 milioni di aderenti (Giappone), con il movimento dei musulmani afro-americani (USA) e con vari movimenti di ispirazione gandhiana del sud India.

L’origine
Nel 1977, a Londra, Chiara Lubich fu insignita del Premio Templeton per il progresso della religione. Narrò la sua esperienza di fronte a personalità di diverse religioni e ebbe la profonda sensazione che tutti i presenti, anche se di fedi diverse, fossero un’unica famiglia. All’uscita furono proprio gli appartenenti alle diverse tradizioni religiose (buddisti, musulmani, ebrei, sikhs, induisti, ecc.) che si congratularono calorosamente con lei. Era un’evidenza che la spiritualità del Movimento  poteva essere condivisa non solo con i cristiani ma, in qualche misura, anche con persone di altre fedi. Queste circostanze furono per la Lubich un segno di Dio per capire che il Movimento doveva aprirsi al dialogo con persone di ogni tradizione religiosa.

Il fondamento
London's Westminster Central Hall, 19 giugno 2004 Il dialogo che i Focolari promuovono si fonda sulla spiritualità ed in particolare sulla centralità dell’amore. Essa trova un’eco immediata nelle altre religioni e culture, grazie alla Regola d’Oro: “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. E’ proprio nell’attuazione della Regola d’oro che si stabilisce un dialogo fruttuoso.

Gli effetti del dialogoLa riscoperta delle proprie radici religiose, di ciò che ci unisce e l’esperienza viva della fraternità, sono alcuni degli effetti del dialogo realizzato in questo spirito di comunione che contribuisce a costruire unità della famiglia umana. Si rafforza, il comune impegno ad essere costruttori di unità e di pace specie là dove la violenza e l’intolleranza razziale e religiosa cercano di scavare un abisso fra le componenti della società. Fioriscono anche significative realizzazioni umanitarie comuni.

Formazione al dialogo.
Una scuola permanente per il dialogo interreligioso ha sede nella cittadella di Tagaytay (Manila Filippine), centro d’incontro per l’irradiazione della spiritualità per l’Asia.

Contatti
Centro per il dialogo interreligioso
Movimento dei Focolari
Via Frascati, 306
00040 Rocca di Papa (Roma) IT

email: info.dialogointerreligioso@focolare.org

Persone di convinzioni non religiose

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«Unire le nostre forze, quelle di chi non è particolarmente interessato alla fede e quelle di chi crede, perché troppo bello e necessario è l’ideale di una umanità libera ed uguale, affratellata dal rispetto e dall’amore vicendevoli»    Chiara Lubich

Ad oggi esistono gruppi di dialogo tra persone credenti e persone senza un riferimento a una fede religiosa, non solo in Italia, ma anche in Europa e nell’America del sud. Ne fanno parte persone accomunate dallo stesso desiderio di collaborare per concorrere a comporre nella fraternità la famiglia umana.
E’ un dialogo che si sviluppa sull’approfondimento e la promozione di valori umani condivisi nella vita e nella riflessione. Si approfondiscono temi come “laicità e fede” o di attualità; altri animano iniziative sociali e culturali o azioni di solidarietà.

La storia

Alla fine degli anni ’70 con la diffusione del Movimento, l’apertura verso persone senza una fede religiosa come agnostici, indifferenti e atei, matura al punto di esprimersi in un dialogo con una sua propria fisionomia poiché l’unità è anche rispetto profondo dell’uomo, della sua dignità, della sua identità, della sua cultura, dei suoi bisogni e di ciò in cui crede. A tal proposito nel 1978 nasce il “Centro internazionale per il dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Nel 1992 al “Centro Mariapoli” di Castelgandolfo (RM) viene organizzato il primo Convegno internazionale che da allora ha cadenza periodica. Nel 1995 a Loppiano 1° incontro con Chiara e nel 1998 a Castelgandolfo 2° incontro con Chiara.

Nel dicembre 2003 Chiara promuove i corsi di approfondimento fatti in collaborazione dove si presentino alcuni punti della spiritualità del movimento (per esempio la scelta di Dio Amore, il fare la volontà di Dio, l’arte di amare e l’amore reciproco) e i corrispondenti temi di carattere laico (la scelta dei valori e l’ascolto della coscienza, la cultura del dare, reciprocità e solidarietà) potenziando i valori di ciascuno e “affinando” la coscienza.

Il fondamento

E’ un dialogo a “tutto campo”, non può essere cioè settoriale o riservato solo ad alcuni momenti o occasioni perché nasce da una apertura all’altro che si radica nell’intimo del pensare e dell’agire. Dialogare da posizioni diverse è possibile se da entrambe le parti c’è:

– la consapevolezza della propria identità
– il totale rispetto per l’altro e la sua cultura
– la reciprocità di chi sa di avere molto da dare e altrettanto da ricevere
– l’inesauribile pazienza ad ascoltare per capire e confrontarsi con le ragioni altrui, ritenute sempre e comunque un arricchimento;
– la consapevolezza che le convinzioni dell’altro hanno la piena dignità quanto le nostre

Notiziario

“Dialogo tra amici”: è un notiziario tradotto in 5 lingue che favorisce lo scambio di esperienze e di riflessioni.

Contatti

Segreteria per il dialogo con persone di convinzioni non religiose

Via Frascati, 306 cap. 00040 Rocca di Papa (Roma – IT)

tel. +39-06-9497488; fax +39-06-94790205;

e-mail: info.centrodialogo@focolare.org / www.incamminodialogando.blogspot.com