“Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rom 8,28)
La Parola che ci proponiamo di vivere questo mese è tratta dalla lettera dell’apostolo Paolo ai Romani. È un testo lungo e ricco di riflessioni ed insegnamenti, scritto prima di recarsi a Roma, per preparare la visita a quella comunità, che Paolo non conosceva ancora di persona.
Il capitolo 8 sottolinea in modo particolare la vita nuova secondo lo Spirito e la promessa della vita eterna che attende i singoli, i popoli e l’intero universo.
“Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”
Ogni parola di questa frase è densa di significato.
Paolo proclama che, anzitutto come cristiani, abbiamo conosciuto l’amore di Dio e siamo consapevoli che ogni esperienza umana fa parte del grande disegno di salvezza di Dio.
Tutto – dice Paolo – concorre alla realizzazione di questo progetto: le sofferenze, le persecuzioni, i fallimenti e le debolezze personali, ma soprattutto l’azione dello Spirito di Dio nel cuore delle persone che lo accolgono.
Lo Spirito ancora raccoglie e fa suoi i gemiti dell’umanità e della creazione (1) ed è questa la garanzia che il progetto di Dio si realizzerà.
Da parte nostra occorre rispondere attivamente a questo amore con il nostro amore, affidandoci al Padre in ogni necessità e testimoniando la speranza nei cieli nuovi e terra nuova (2) che Egli prepara per coloro che hanno fiducia in Lui.
“Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”
Come accogliere dunque nella nostra vita personale, quotidiana, questa proposta forte?
Chiara Lubich ci suggerisce: «Dobbiamo anzitutto non fermarci mai all'aspetto puramente esteriore, materiale, profano delle cose, ma credere che ogni fatto è un messaggio con il quale Dio ci esprime il suo amore. Vedremo allora come la vita, che può apparire a noi simile ad un tessuto di cui non vediamo che nodi e fili confusamente intrecciati tra di loro, è in realtà un'altra: è il disegno meraviglioso che l'amore di Dio va tessendo sulla base della nostra fede. In secondo luogo, dobbiamo abbandonarci fiduciosamente e totalmente a questo amore in ogni momento, sia nelle piccole cose come nelle grandi. Anzi, se sapremo affidarci all'amore di Dio nelle circostanze comuni, egli ci darà la forza di affidarci a Lui anche nei momenti più difficili, quali possono essere una grande prova, una malattia o il momento stesso della morte.
Proviamo allora a vivere così, non certo in maniera interessata, e cioè perché Dio ci manifesti i suoi piani ed avere così consolazione da Lui, ma solo per amore e vedremo come questo abbandono fiducioso è sorgente di luce e di pace infinita per noi e per molti altri» (3).
Affidarci a Dio nelle scelte difficili, come quella raccontata da O. L. del Guatemala: «Lavoravo come cuoca in una casa di riposo. Passando dal corridoio, sento una vecchietta chiedere dell’acqua. Rischiando di contrastare le norme che a me vietano di uscire dalla cucina, le porgo un bicchiere d'acqua con affetto. Gli occhi dell’anziana si illuminano. A metà bicchiere, mi stringe la mano: "Resta con me dieci minuti!”. Le spiego che non dovrei, che rischio il licenziamento. Ma quello sguardo... Rimango. Mi chiede di pregare insieme: “Padre nostro…”. E alla fine: “Canta qualcosa per favore”. Mi viene in mente: "Non prenderemo niente con noi, solo l'amore...". Gli altri residenti ci fissano. La donna è felice e mi dice: "Dio ti benedica, figlia mia”; poco dopo si spegne. In ogni modo, sono stata licenziata per essere uscita dalla cucina. La mia famiglia lontana ha bisogno del mio sostegno, ma io sono in pace e felice: ho risposto a Dio e quella donna non ha fatto da sola il passo più importante della vita».
Letizia Magri
(1) Cf. Rom 8, 22-27.
(2) Cf. Ap 21,1
(3) C. Lubich, Parola di Vita agosto 1984, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 299.