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Tra scavatrici e sorrisi: cronaca di un cantiere inaspettato

Hans Jutz è uno dei 5 focolarini a vita consacrata del focolare maschile di Lugano situato in una delle viuzze secondarie della città in prossimità del Palazzo dei Congressi e della sede storica del Liceo 1. Ci dice in questa sua esperienza di vita vissuta nella semplice quotidianità invitandoci a riscoprire, anche noi, i piccoli gesti di amore che qualche volta ci sfuggono preoccupati dal ritmo frenetico delle nostre città.

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Il Comune ci ha informato: la strada d’accesso diventerà un cantiere per nove mesi. L’avviso è arrivato al focolare, stampato nero su bianco. Non ci restava che prendere in mano il cuore e prepararci.

Il cantiere ha aperto i battenti. Sono arrivate le scavatrici: una grande, una media e una piccola, pronte a scendere tre livelli sotto la strada per ristrutturare la rete tecnologica. Insieme a loro, un via vai di camion e macchinari per trasportare materiali. I lavori sono iniziati di notte, con fari accesi che illuminavano mezzo quartiere — fortunatamente solo per la prima settimana, poi hanno proseguito di giorno.

Superata la diffidenza iniziale, ho cominciato ad abituarmi persino al fastidioso segnale acustico della scavatrice in retromarcia. Quello che all’inizio sembrava insopportabile, pian piano è diventato parte della giornata. Mai avrei pensato di interessarmi tanto al processo di ristrutturazione della rete sotterranea! Scoprire quanti tubi si nascondono sotto i nostri piedi mi ha incuriosito. Più volte al giorno mi affacciavo alla finestra per osservare quei quattro operai al lavoro, colpito dalla loro competenza e, soprattutto, dal modo di lavorare e, superare le difficoltà insieme. Sempre pronti a salutare e a scambiare una parola con chi si avvicina, sembrano ragazzi che giocano coi loro macchinari, ma dietro c’è una professionalità e una concentrazione da ammirare.

Il loro lavoro è duro: cambiare tubi marciti, mantenendo la rete funzionante, scendere con la scavatrice in buche profonde senza mai un errore. E ogni sera, prima di lasciare il cantiere, puliscono gli accessi e costruiscono piccoli ponticelli con il materiale a disposizione — piccole opere che rivelano la creatività degli operai.

I giorni sono passati e, con sorpresa, il cantiere ha chiuso i battenti due mesi prima del previsto. La vigilia della fine dei lavori, uno degli operai, con il sorriso sulle labbra, ha detto:
"Domani finiremo..."
 "Allora ci vuole il caffè!", ho risposto.

Così abbiamo brindato con un caffè al lavoro finito, condividendo racconti di fatiche e soddisfazioni. Matteo, uno di loro, che vive appena oltre confine, in Italia, ci ha raccontato della sua terra, degli animali, dei cavalli e di un sogno: un agriturismo che un giorno nascerà. Prima di andarsene, ci ha invitati: "Venite a trovarmi".

E non finisce qui: con pezzi di legno recuperati dagli scarti del cantiere, il nostro falegname di casa, Virfi, ha costruito un piccolo carretto per la nostra coltivazione del basilico. Non una qualsiasi, ma una “roulotte decapottabile”, perfetta per proteggere il nostro basilico da troppa pioggia o grandine.

Dal rumore di un cantiere, sono sbocciati un’amicizia, un sorriso e un riparo per il basilico. Non male, per un avviso che all’inizio sembrava solo un fastidio.

 

 

16 aprile 2025 di Hans Jutz 

 

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