Sabato pomeriggio ci siamo dati appuntamento e siamo arrivati come in un bar - eravamo tanti, quasi 90 persone di ogni età.
Chi, dopo tanto tempo, si è mosso per venir a salutare la grande famiglia in un legame che è rimasto sempre acceso; ma anche chi, perché collega di lavoro, è voluto essere presente per salutare chi parte.
Immersi in uno “spettacolo”, vedere le persone darsi da fare per realizzare un’idea diversa di convivialità ed il tutto crescere ed assumere una propria forma, attimo dopo attimo, nella spontaneità, proprio come nascono le cose intorno ad un tavolo di bar, non seduti, ma in piedi. Ancora una volta abbiamo sperimentato che le cose belle nascono dalla spontaneità, dalla partecipazione di ognuno, dallo spirito inventivo. Le pareti della sala decorate e in mezzo ad essa, in uno spazio appositamente preparato, i piccoli si sono sbizzarriti, con una creatività sorprendente, nel far sorgere un paesaggio di Avvento diventato il centro del nostro stare insieme.
Intanto trascorreva il tempo nel costruire la festa col contributo dei presenti che si applicavano nel preparare il banco dei dolci, degli affettati e la buvette; mentre si iniziava ad intonare la musica che in qualche modo, come in un “flash mob”, coinvolgeva tutti. E dopo un po’ di riscaldamento vocale, si è intonato un canone a quattro voci invocando la Pace su tutti i presenti e sullo stare insieme includendo il mondo intero.
Qualcuno, quando ha sentito che si voleva cantare questo canone ha espresso un dubbio: “ma sarà giusto eseguire un canto liturgico per un momento così ?”
Poi dopo l’interpretazione ha commentato: “qui stiamo vivendo una nuova forma di liturgia, quella di Gesù in mezzo a noi”. Sbirciando attraverso i vetri si vedeva risplendere il paesaggio dei bambini, gli sguardi radiosi delle persone, la gioia di stare insieme, di salutare ed essere salutati. Ancora una volta abbiamo sperimentato che le relazioni sono una miniera d’oro e fonte di vita.
“Saluta Vienna!” echeggiava sulle pareti.