Chiara Lubich 10 anni dopo

La giornata annuale del Movimento dei Focolari nella Svizzera italiana è stata dedicata a Chiara Lubich nel decimo anniversario della sua morte. Mettendone in luce il carisma e i frutti di vita evangelica che esso ha suscitato e continua a produrre in molte persone in ogni parte del mondo, si è voluto ricordare e in qualche modo ringraziare la fondatrice dei Focolari.

Un popolo nato dal Vangelo

Il teologo belga Michel Vandeleene, per un periodo stretto collaboratore di Chiara Lubich per alcune sue pubblicazioni, ha tenuto il filo conduttore del pomeriggio, ripercorrendo  alcuni momenti salienti della storia dei focolari e del manifestarsi  del carisma dell’unità. La scoperta di Dio Amore e del vangelo vissuto come risposta a questo amore; la nascita di una comunità unita come frutto di condivisione dell’esperienza evangelica. Un popolo – come amava dire Chiara Lubich - nato dal Vangelo.

I quadri di spiritualità sono corredati da testimonianze di vita in cui viene in rilievo che cristiani si è nella quotidianità, a contatto con chiunque e nelle più svariate circostanze.  Anche in coda,  con la signora dell’auto dietro che ti tampona perché distratta con il suo telefonino.

Vandeleene stesso racconta che da ragazzo collezionava francobolli ed era molto attaccato alla sua collezione. Ma a contatto coi  focolari, il suo interesse per i francobolli diminuiva considerevolmente…. “Mi ero messo a fare un’altra collezione, quella degli atti d’amore, tanto che un giorno mi sono persino ritrovato a dare dei francobolli ad un altro. Un amico che mi conosceva bene mi ha chiesto spiegazioni perché questo mio comportamento era davvero insolito. Gli ho detto della mia gioiosa scoperta e ha capito, ci siamo così ritrovati in due a vivere il Vangelo. E’ stato l’inizio di un gruppo che si è formato attorno a noi nella nostra parrocchia."

La grande attrattiva del tempo moderno

Nel movimento dei focolari la via a Dio passa attraverso l’uomo. È un effetto tipico del carisma di Chiara Lubich che fa sì che le persone si avvicinino le une alle altre e si uniscano. Si passa così da una vita cristiana piuttosto solitaria, nella quale ciascuno vive un po’ per conto suo, a una vita cristiana che di fatto è personale e comunitaria insieme, ove si cammina in cordata. Questo rende così accessibili vette che da soli non si sarebbe mai sognato di poter un giorno raggiungere e questo non allontanandosi dal mondo e dalla vita normale, ma al contrario immergendosi sempre di più in essa perché è lì, nel cuore di ogni uomo e nella società, che Dio ci aspetta.

Uno scritto di Chiara Lubich, che viene consegnato all’uscita ad ognuno dei presenti è un’ottima chiave di lettura del carisma dell’unità. Inizia così: 

Ecco la grande attrattiva  

del tempo moderno:  

penetrare nella più alta contemplazione  

e rimanere mescolati fra tutti,  

uomo accanto a uomo.

Vorrei dire di più:  

perdersi nella folla,  

per informarla del divino,  

come s’inzuppa  

un frusto di pane nel vino.

Divino e umano rimangono concatenati in un’unica realtà.  Dio che abita tra  fratelli uniti -“dove due o tre sono uniti nel mio Nome, lì sono Io in mezzo a loro” - tocca l’umanità trasformandola.

I circa 300 partecipanti alla giornata sembrano aver colto la sfida del carisma dell’unità,  che potrà avanzare solo nella misura in cui ognuno se ne sentirà responsabile e portatore nel suo angolo di vita.


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